Torna il latino alle medie, anche se non sarà obbligatorio.E tornano le poesie: da imparare a memoria come filastrocche.
E poi basta con la storia del mondo: gli alunni italiani dovranno concentrarsi fin dalle elementari sui popoli italici, sulle origini e le vicende dell’Antica Grecia e di Roma, sui primi secoli del Cristianesimo.E poi sull’Europa e sull’America: sulla storia dell‘Occidente insomma, non su quella del mondo.

Una svolta fortemente identitaria – con i bambini avviati fin da piccoli alla lettura della grande poesia italiana (Pascoli, Gozzano) – temperata qua e là da concessioni esterofile: dagli haiku giapponesi ai nuovi fantasy, come la saga di Percy Jackson sugli dei dell’Olimpo.Ma anche tanta musica, finora colpevolmente negletta dalle nostre scuole, fin dai primi anni.Sono queste solo alcune delle novità contenute nelle nuove Indicazioni Nazionali per le scuole del primo ciclo che il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha scelto di anticipare in un’intervista a Il Giornale.
Dopo mesi di lavoro la commissione di esperti incaricati dal ministro ha messo a punto lo schema generale di quelli che dovrebbero diventare i nuovi «programmi scolastici», anche se non si chiamano più così da anni.Rispetto ai nomi fatti a suo tempo dal ministro, che comprendevano essenzialmente docenti universitari di pedagogia, Valditara nell’intervista menziona altre personalità, più note, del mondo della cultura: lo storico ed editorialista del Corriere Ernesto Galli della Loggia – che sta lavorando anche alla riforma dell’università per conto della ministra Berini – il latinista Andrea Balbo, il presidente emerito dell’Accademia della Crusca Claudio Marazzini, l’italianista Claudio Giunta, il violinista Uto Ughi. Il ministro ci tiene a precisare che lo scheletro messo a punto finora è il risultato anche di una serie di audizioni svolte sentendo associazioni di genitori, docenti e studenti e che comunque ora si aprirà una fase di «ampio confronto», visto che le nuove disposizioni non andranno in vigore prima del 2026-27.
Ma vediamo nel dettaglio le principali novità.Mentre finora i programmi veri e propri partivano di fatto dalla terza elementare, essendo i primi due anni dedicati a imparare a leggere, scrivere e far di conto, le nuove indicazioni prevedono che fin dalla seconda elementare i bambini vengano introdotti ai grandi classici della letteratura dell’infanzia (Verne, Stevenson) ma anche alla poesia, senza disdegnare filastrocche e scioglilingua, da imparare a memoria, come in verità già si fa all’asilo.
Verrà dato anche un nuovo impulso allo studio della storia, non però come disciplina fondata sullo studio dei documenti, dei reperti e delle fonti, ma come «grande narrazione», secondo le parole del ministro, partendo dalla lettura della Bibbia e dell‘epica classica: Iliade, Odissea, Eneide, ma anche le saghe norrene care ai popoli germanici, eventualmente anche sotto forma di graphic novel.Si punterà finalmente anche sulla musica finora trascurata.
La novità più importante per i ragazzi delle medie è il ritorno del latino in seconda: un’ora alla settimana. Non sarà però obbligatorio, ma a scelta delle famiglie.Molte scuole medie del resto già lo fanno in autonomia, per lo più al pomeriggio visto che già così l’orario è compresso fra le 8 e le 14.
A meno che non si scelga di metterlo al mattino a scapito di qualche altra materia.Si tratterà di una prima infarinatura che ha il duplice scopo di far esercitare i ragazzi nella traduzione per sviluppare le cosiddette competenze di «problem solving» ma soprattutto di rafforzare la consapevolezza del legame fra la lingua italiana e il latino per «trasmettere l’idea della continuità, il tema importantissimo dell’eredità».
Allo stesso modo verrà riformato lo studio della storia: niente più geostoria, niente più ibridazioni con la geografia, meno mondo insomma, più Paese.Si privilegerà lo studio della storia dell’Italia, dell’Europa ma anche dell’America, cioè di tutto e solo l’Occidente, con buona pace della lunga tradizione di scambio con il Medio e il Lontano Oriente che ha caratterizzato la nostra storia fin dalle origini.
La riforma presentata ieri è solo la prima parte di un lavoro più ampio destinato a coinvolgere anche le scuole superiori: la commissione è già al lavoro anche su quello.Scopo dichiarato di questa revisione del curriculum è cercare di rispondere a quella che ormai è diventata un’emergenza nazionale, visto che le rilevazioni periodiche degli apprendimenti dicono che quattro studenti su dieci hanno scarse competenze linguistiche.Si è scelto di farlo partendo dai programmi invece che da un più profondo ripensamento dei metodi didattici ed eventualmente anche della scansione elementari-medie-superiori che vede nell’anello di mezzo il tratto più debole nel quale si innestano la maggior parte dei ritardi di apprendimento.
Le critiche degli studenti e dell’opposizione
La prima reazione degli studenti è molto critica: «Valditara mette la Bibbia e toglie la geostoria: questa riforma è inaccettabile su ogni livello», è il commento del sindacato Uds (Unione degli studenti). «L’introduzione dello studio della Bibbia nel programma è una chiara scelta politica in linea con le idee reazionarie e conservatrici del governo», dichiara Tommaso Martelli, coordinatore nazionale dell’Unione degli Studenti.
E aggiunge: «Ridurre lo studio della geostoria, materia che permette di analizzare gli eventi storici legandoli al luogo dove essi si sono svolti, aprendo le menti degli studenti, per sostituirla con lo studio della sola storia Italiana o occidentale in senso stretto, è una scelta che prende la direzione di una scuola estremamente nazionalistica e contraria ad un’apertura che soprattutto in questa fase storica sarebbe necessaria».