C’è un posto a Sarno pervaso da un fascino incredibile, dove le anime dei morti comunicano con i vivi – è l’ossario comunale. La tradizione popolare le definisce “anime pezzentelle“, costrette nel Purgatorio, abbandonate; centinaia di ossa di defunti anonimi; storie di corpi ignote che non hanno beneficiato dei riti di compianto. Persone umili, sepolte nelle fosse comuni, in un’epoca, prima del 1800, quando solo i nobili morti erano seppelliti nelle chiese o in preziose cappelle familiari, mentre agli ipogei sottostanti erano destinati i prelati e alle fosse comuni i poveri. Nel 1804 il politico francese Napoleone Bonaparte emanò l‘Editto di Saint Cloud, con il quale stabilì che le tombe venissero poste al di fuori delle mura cittadine, in luoghi soleggiati e arieggiati, e che fossero tutte uguali per evitare discriminazioni tra i morti. L’ossario di Sarno si trova nei sotterranei della Chiesa, ubicata all’interno del cimitero, al centro del suolo
consacrato. Una porticina porta alla scala che scende in una camera sepolcrale, sulle pareti verticali sono composti e ordinati decine di teschi mentre migliaia di ossa sono accatastate a terra, protette da una ringhiera: sembra quasi un’installazione di arte contemporanea. Resti anonimi si alternano ad altri allocati in teche di legno o alluminio, identificabili con nome e cognome. Ai lati, in due cavità, nel mezzo di un ambiente di grande impatto visivo ed emozionale, ci sono alcune bare che raccolgono i resti di ossa di bambini, lapidi, e foto. Da tempo la pietà popolare si prende cura di crani , ossa senza nome, un culto antico, sopravvissuto a guerre e carestie, che a Sarno come a Napoli – famoso è il cimitero delle Fontanelle – si manifesta in tutta la sua intensità. Le “anime pezzentelle”, a primo impatto potrebbero apparire macabre; la morte esposta, esaltata; l’infero che ci fa conoscere il nostro destino. Invece quei teschi che ci “osservano”, nonostante le orbite oculari vuote, quelle ossa, sono anime buone e rappresentano un ponte tra l’aldilà e la terra, un legame tra il mondo dei morti e quello dei vivi.

Natasha Macri