Diario di una zitella in quarantena .Il libro di Annalisa D’Amora.

Lei si chiama Annalisa D’Amora, ha quasi 50 anni e vive a Santa Maria la Carità.

Quando le dico ironico che la nostra pagina tratta solo di stabiesi al 100%, lei sorride e mi dice che dovrò accontentarmi di una stabiese al 50%: ha studiato al liceo Plinio seniore e da 15 anni lavora per la fondazione Exodus 94 che si occupa di usura e ha sede nel centro storico della nostra città. Considera Castellammare la sua seconda città, nonché la città che più spesso le ha salvato la vita

“In che senso?” chiedo

“Quando  avevo circa venti anni, ho chiuso una storia d’amore importante, per essere precisi è lei che ha chiuso me!! Comunque quando stavo male salivo in bici e arrivavo al Miramare per vedere il tramonto: quei tramonti in villa comunale mi attenuavano il dolore, ci ho scritto anche un racconto una volta”

“Che tipo di racconto?”

“Dei pensieri in fila, sul mare e sull’aspettare davanti al mare che ho imputato ad una donna. E’ una parte di una raccolta che ho scritto a 20 anni”

“E l’hai pubblicata?”

“Ma no: chi vuoi che fosse interessato?!”

Alla fine però qualcuno agli scritti di Annalisa si è interessato.

Si chiama Franco Di Mauro, è un editore napoletano ed a marzo ha pubblicato il “Diario di una zitella in quarantena”.

 “Ci Racconti come nasce il Diario?”

“Scrivo da quando avevo 13 anni, scrivo perché scrivere mi fa passare l’ansia. Mette in ordine i pensieri. Fino al 2008 scrivevo prima con una vecchia olivetti, poi al computer. Ho cataste di fogli e file sparsi un po’ dovunque. Poi nel 2008 mi sono iscritta su fb ed ho cominciato lentamente a condividere sul mio profilo i miei pensieri. Senza molto impegno, in maniera leggera, scrivo soprattutto la notte, a fine giornata. E’ successo che le persone hanno incominciato ad apprezzare le cose che scrivevo e a chiedermi di metterle assieme, di farne un libro. Ci ho anche provato ma era difficile perché il materiale che ho è molto eterogeneo”

“In che senso?”

“Io scrivo su tutto: dai brani di vangelo al tecnico della lavastoviglie”

“Ma dai!!”

“Giuro: ho post sulla qualunque!! Quindi è molto difficile metterli assieme in maniera organica. Poi è arrivato il lookdown”

“E cosa è accaduto?”

“E’ stato facile trovare un filo. C’era un tempo che perimetrava i post: 53 giorni in cui tutti facevamo la stessa cosa: eravamo chiusi in casa ed io che scrivevo più o meno tutti i giorni le miei emozioni e quel che mi accadeva. Se ci pensi bene era una situazione molto potente: tutti nella stessa situazione e  la possibilità di decodificarla e quindi di parlare a tutti. Credo sia questa una delle forze del Diario, racconta qualcosa che tutti abbiamo vissuto e in qualche modo lo declina”

“Che sono gli ologrammi?”

“Un gioco bellissimo: voci che parlano alla protagonista del Diario nella sua solitudine, parti di lei che la spingono e la condizionano”

“Dici che il Diario è un gioco: può essere definito un libro leggero?”

“Il diario è una piuma di piombo. Racconta in maniera lieve e ironica un periodo duro per tutti, ma più profondamente racconta giocosamente la fatica di diventare se stessi. Infondo il lockdown ci ha messi di fronte a noi stessi: spogliati della freneticità delle nostre vite quotidiane, ci siamo trovati di  fronte ai nostri limiti ed alle nostre paure, il lockdown ci ha lasciato domande importanti su chi siamo e soprattutto chi vogliamo essere”

Dove si trova il diario?

“In tutte le librerie: la  Mondadori di Castellammare ne ha sempre qualche copia ed è disponibile anche su Amazon”.

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