Juve Stabia-Avellino: gli incubi e i sogni che dividono in due la Campania

A separare Castellammare di Stabia e Avellino ci sono circa 60 chilometri di strada, ma la distanza in termini di punti tra le rispettive rappresentative calcistiche in Serie B è molto più elevata, ammontando attualmente a 32 lunghezze con le vespe oramai spacciate e destinate verso la Lega Pro e i lupi ad inseguire la scalata play-off per tentare la storica risalita nella massima serie.
Ad inizio stagione, però, il divario che c’era sulla carta tra i due club era minimo, anzi i gialloblu partivano un gradino avanti in termini di esperienza nella categoria in quanto già da due anni calcavano i campi della cadetteria infastidendo, e non poco, molti avversari nel corso dei campionati.
I lupi, dal canto loro, erano un po un’incognita dopo la promozione dalla Prima Divisione e dividevano i pareri degli addetti ai lavori tra chi affermava che la salvezza sarebbe stata una chimera e chi, un po più ottimista, credeva che la squadra di Rastelli si sarebbe rivelata l’usuale matricola terribile dopo il salto di categoria come era stato tra l’altro per la squadra di Braglia.

La Juve Stabia, infatti, negli ultimi due anni è stata una delle rivelazioni stagionali: basti pensare al campionato 2011/12 quando al debutto in Serie B ottenne un onesto ottavo posto con ben 61 punti conquistati sul campo (ridotti a 57 dalla penalizzazione) e l’obiettivo di una salvezza tranquilla si trasformò in ambizione di raggiungere traguardi ben più importanti fatta saltare solamente da un finale di stagione non all’altezza della prima parte di competizione.
Molti furono i talenti lanciati dal club tra cui spicca il sardo Marco Sau autore di 21 reti che da li a breve avrebbe fatto rientro alla base, con il Cagliari abile a capire che era il momento giusto per lanciare il centravanti nel calcio che conta.
La scorsa annata fu quella caratterizzata da un grande girone d’andata, seguito da uno pessimo di ritorno che vide i gialloblu scendere in campo con la pancia piena e rischiando di essere risucchiati nella lotta retrocessione nelle ultime settimane anche se i 50 punti totalizzati non fecero correre molti rischi a capitan Caserta e compagni.
Dopo due campionati di “assestamento” in molti credevano e speravano nel salto di qualità definitivo nel campionato in corso, ma i segnali non erano dei migliori: prima l’addio del presidente Francesco Giglio per far posto a Franco Manniello, poi la striscia negativa che fa optare la società per l’esonero dello storico allenatore Piero Braglia e l’avvento di Fulvio Pea che, come succede in molti casi, non ha potuto risollevare la situazione più di tanto. Il resto è storia recente, con l’ultimo posto occupato oramai da tempo immemore e i 16 punti conquistati in 34 partite con sole due vittorie all’attivo che restano per molti inspiegabili così come l’atteggiamento arrendevole dei calciatori stabiesi che sembrano non aver creduto quasi mai nel miracolo salvezza.

L’altra faccia della Campania è quella sorridente dell’Avellino che sta dando filo da torcere a tutti gli avversari: la compagine di patron Taccone è stata protagonista di un ottimo inizio di campionato rimanendo attaccata al treno promozione diretta per molte giornate, salvo poi scivolare fino all’attuale ottavo posto che comunque rappresenta un successo per la società che nell’arco di poco tempo ha messo in piedi un’impalcatura di grande rilievo con un mix tra giovani di prospettiva come Davide Zappacosta o Andrey Galabinov e gente d’esperienza vedi Castaldo, Peccarisi o Millesi.
A guidare l’orchestra c’è mister Massimo Rastelli che da allenatore così come da calciatore è riuscito a portare l’Avellino dal purgatorio della Serie C fino ai palcoscenici che più si addicono alla città che non a caso si contraddistingue per una tifoseria tra le più calde d’Italia e un ambiente che vive di calcio 24 ore al giorno.

Giovedì si troveranno l’una di fronte all’altra nella cornice dello stadio Romeo Menti per quella che oltre ad essere una sfida tra il sorriso degli irpini e la rassegnazione dei padroni di casa, rappresenterà soprattutto una festa del calcio campano che, vuoi o non vuoi, sarà sempre lo zoccolo duro del nostro pallone.

Fonte: Giuseppe Contangelo     per tuttob.com

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