La minoranza “responsabile” PD fa sentire il proprio malcontento

Malcontento ed inquietudine nel PD. E la minoranza democratica, cosiddetta “responsabile”, non manca a pronunciarsi circa la difficile situazione nella quale Stabia sta riversandosi, sempre più.

“La città sta morendo e, purtroppo, anziché curarla, sembra le si pratichi l’eutanasia”, si legge sulle bacheche Facebook di Salvatore Russo, Andrea Ciccarelli, Roberto Elefante e Toni Pannullo; lo stesso pensiero, le stesse constatazioni, gli stessi timori: “troppi lavoratori in difficoltà, situazione sociale esplosiva e città allo sbando, sporca e maltenuta. Ad oggi ci si è limitati alla certificazione dei fallimenti del Comune – prima – e partecipate, poi. Non vediamo alcuna azione politica verso chi è in difficoltà e per una città diversa. Non ci siamo battuti per questo, il programma e gli impegni erano ben altri. Non resteremo a guardare, combatteremo e resteremo sempre vicini ai più deboli…. sempre! Mentre il premier Renzi fa proposte e prende impegni a stretto giro, nella nostra città ci si comporta da ragionieri, da commissari liquidatori. Non c’è concertazione e nemmeno confronto. Ci vuole un’accelerata forte, una svolta evidente e tangibile. Occorre positività e invece si trasmettono disgregazione, improvvisazione, talvolta incompetenza. C’è bisogno di un PD compatto, propositivo, proattivo. Qualità rare negli ultimi anni a Castellammare”.

Dopo la faticosa ed affannosa questione “Multiservizi”, è la sorte delle “Terme di Stabia” a destare maggior preoccupazione: “la strategia sulle Terme è approssimativa, non si capisce dove si voglia andare. Si è certificato, inoltre, il fallimento di Multiservizi senza confronto alcuno. Per le Terme, fondamentali perché cuore del progetto di rilancio del comparto turistico della zona, anche al fine di integrare il circuito virtuoso Faito – Scavi archeologici – termalismo, occorre una regia regionale decisa che, in collaborazione con il Comune decida le azioni urgenti e non più procrastinabili da mettere in campo anche perché è la Regione ad essere proprietaria delle sorgenti ed è suo compito preservarle e valorizzarle. In attesa del bando della privatizzazione è fondamentale – sostengono – quantomeno provare anche una riapertura parziale dello stabilimento del Solaro e completare quella delle Antiche Terme, pronte da un bel po’. La riapertura potrebbe avvenire con l’affido temporaneo ad un soggetto che gestisca le strutture, permettendo al personale di tornare a lavorare, anche in regime di part-time o a rotazione – e l’inquietudine è tutta rivolta al futuro – Ma attenzione solo se si considerano le Terme un unico soggetto aziendale queste possono essere appetibili: la vendita dell’albergo o di altre strutture attinenti è un’ipotesi che non sta in piedi in ottica di privatizzazione della gestione perché se le Terme venissero “spacchettate” sarebbero ancor meno competitive di quanto già non lo siano, visto lo stato precario delle strutture. I lavoratori – continuano – vanno tutti salvaguardati percorrendo subito la strada della gestione privata con la tutela dei livelli occupazionali, il pensionamento incentivato dei dipendenti più anziani e corsi di riqualificazione finanziati nell’attesa dell’affidamento. Al privato occorre dare le massime condizioni di favore perché il Comune non è in grado di gestire attività di termalismo. Ai gruppi imprenditoriali potenzialmente interessati è fondamentale garantire maggior flessibilità nell’uso delle strutture. Per far ciò è necessario stipulare accordi con la Regione che permettano al soggetto privato di ipotizzare investimenti che allarghino i campi di destinazione delle strutture e delle aree attinenti. Nel corso di questo delicato processo – aggiungono – bisogna evitare scelte che potrebbero pregiudicare il buon esito del percorso e sminuire l’unitarietà del complesso termale che, in caso contrario, perderebbe ogni identità e prospettiva di risanamento. Manca una strategia complessiva. Confronto assente, si camb(r)i! – Il problema è che a monte non si intravede una strategia, un progetto. Noi cerchiamo di argomentare le proposte, riflettiamo sui temi, proviamo a portare un contributo ma ciò accade nel nulla più assoluto. Il PD è allo sbando, senza una guida autorevole e manca quel cambiamento che invece si intravede sul piano nazionale. Vorremmo semplicemente che si mantenessero o, quantomeno, si gettassero le basi per mantenere gli impegni presi in campagna elettorale e per i quali ci siamo battuti. Pertanto – concludono – chiediamo al sindaco una virata a 360 gradi, in quanto i primi nove mesi di Amministrazione sono a dir poco fallimentari. La città sta morendo, occorre una svolta forte”. ARTICOLO  DI ANNA CHIARA FAVOLORO  dal sito www.corsoitalianews.it

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