Striano, viola i sigilli dell’azienda sequestrata: in manette imprenditore

Questa mattina personale della Capitaneria di porto – Guardia Costiera di Castellammare di Stabia, in esecuzione di un’ordinanza applicativa della misura cautelare personale degli arresti domiciliari, emessa dal G.i.p. del Tribunale di Torre Annunziata su richiesta della Procura della Repubblica, ha proceduto all’arresto del legale rappresentante della società società TGS s.r.l., con sede a Striano in quanto gravemente indiziato del reato di violazione dei sigilli. In particolare, i sigilli erano stati apposti dalla medesima Guardia Costiera lo scorso 11 febbraio 2025, in esecuzione del decreto di sequestro preventivo emesso dallo stesso G.l.P., su richiesta della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Torre Annunziata, allo stabilimento della suddetta società, che effettuava la lavorazione della “galvanica elettrolitica“, avente sede operativa nel Comune di Striano, il cui rappresentante legale si era reso responsabile del reato di inquinamento ambientale, oltre che di scarico abusivo di reflui industriali e di illecito smaltimento e deposito incontrollato di rifiuti speciali pericolosi.

Il legale rappresentante della ditta, oggi agli arresti domiciliari, è affittuario dello stabilimento che la Guardia Costiera aveva sequestrato e, in sede di esecuzione del sequestro preventivo, era stato nominato custode giudiziario.
Le indagini condotte dalla Guardia Costiera stabiese, sotto il coordinamento della Procura di Torre Annunziata, hanno consentito di accertare la reiterata violazione dei sigilli da parte dell’indagato, che illecitamente si era introdotto nella struttura sottoposta a sequestro, pochi giorni dopo l’esecuzione del provvedimento cautelare reale.

L’azienda, in assenza delle prescritte autorizzazioni e di un preventivo e adeguato trattamento depurativo, effettuava lo scarico abusivo delle acque reflue industriali provenienti dal ciclo lavorativo dell’opificio, con un notevole superamento dei limiti fissati dal decreto legislativo 152/2006 (Testo Unico Ambientale). Infatti, le analisi di laboratorio avevano rilevato la presenza di metalli pesanti (zinco, cromo e rame), prodotti dal ciclo lavorativo, che, invece di essere presenti solo nel “circuito chiuso” utilizzato dall’opificio, erano presenti anche nel suolo, nel sottosuolo e all’interno del corpo ricettore finale (pubblica fognatura), cagionando un grave danno all’ambiente derivato dalla contaminazione del processo galvanico.

Le indagini, hanno permesso di accertare che la condotta abusiva di scarico dei reflui industriali aveva determinato una compromissione significativa e misurabile delle acque del ricettore finale (pubblica fognatura), del suolo e del sottosuolo anche in ragione della permeabilità dei terreni contaminati, con un diffuso stato di contaminazione dell’intera area interessata, per il notevole superamento dei valori di soglia per la presenza di Cromo, Nichel, Rame e Zinco. E’ stato accertato, altresì, lo smaltimento illecito e l’abbandono incontrollato dei rifiuti liquidi pericolosi prodotti dall’attività svolta in quello stabilimento industriale. All’esito delle formalità di rito, l’indagato è stato posto agli arresti domiciliari presso la sua abitazione.

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