Aborto a una minore rom all’ospedale di Castellammare di Stabia: indaga la Procura di Torre Annunziata

La Procura di Torre Annunziata ha messo sotto la lente la vicenda dell’aborto avvenuto nell’ospedale di Castellammare di Stabia nel 2021.Il fatto è emerso a latere dell’indagine sullo spaccio di droga contestato ai coniugi Ferdinando Di Silvio detto “Gianni” o “Zagaglia” e Laura De Rosa dettaPuccia, il primo fratello del boss mafioso Armando Di Silvio, la donna invece è legata alla nota famiglia rom molto attiva nel capo dello spaccio di stupefacenti, poiché a casa loro viveva la dodicenne campana andata in sposa al figlio, all’epoca dei fatti anch’egli minorenne.

Nei confronti della coppia – nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Latina Mara Mattioli – veniva contestato oltre lo spaccio della cocaina anche l’accusa di non avere impedito i rapporti sessuali tra il figlio e la nuora, all’epoca 12enne.E’ per questo che erano stati configurati i reati di violenza sessuale nell’ambito dell’inchiesta dai risvolti inquietanti, condotta dal pubblico ministero Giuseppe Miliano.

Sempre nel corso della stessa indagine erano stati indagati anche i genitori della ragazza.Entrambe le figure genitoriali dei giovani erano consapevoli di quanto avveniva in quella casa, dei rapporti sessuali tra i due minori e della gravidanza della bambina.

Ad agosto 2021, quando la vittima aveva soltanto 12 anni, la convivenza era già in essere, ad agosto dello stesso anno, durante una visita medica, la ragazzina è risultata essere incinta.

Poche settimane più tardi, a settembre 2021, è stato celebrato il matrimonio sinti trai due ragazzini in una villa “Inkanto” a Latina con ben 100 invitati; alla festa hanno partecipato anche i genitori di lei che erano dunque «perfettamente a conoscenza che la minore intratteneva rapporti sessuali con il fidanzato».Passano altri due mesi e a novembre del 2021 un medico della provincia di Latina, scopre che il feto che la piccola aveva in grembo era morto, a quel punto bisognava indurre il parto.

Ma quella «operazione» non viene effettuata a Latina, bensì all’ospedale di Castellammare di Stabia dove la ragazzina viene condotta dai suoi genitori.La gravidanza era giunta alla ventiduesima settimana e il parto viene indotto.

Poi tutti torneranno a Latina, compresa la sposa che rientrerà, nella casa dei Di Silvio.

Dunque quel suo passaggio al nosocomio campano poteva essere lo step giusto per far intervenire i servizi sociali e segnalare la vicenda alle forze di polizia, essendo una storia certamente anomala vista l’età della paziente. Invece non è successo nulla e in realtà, secondo quanto emerso finora, non risulta un intervento dell’epoca da parte dei servizi sociali.

Nessuno si è accorto di niente, neanche del fatto che una bambina di 12 anni non stava andando a scuola, né nella sua città campana di origine né a Latina dove comunque ufficialmente si era trasferita con i genitori. Non si conosce il motivo, ad oggi, per il quale il primo medico di Latina, quello che si è accorto del feto morto, non abbai a sua volta segnalato la vicenda o, se lo ha fatto, come mai non ci sono stati altri interventi a tutela della minore, che è rimasta a vivere nella casa dei Di Silvio.

Dopo un mese, dall’aborto, a fine 2021, la ragazzina si rende conto di essere nuovamente incinta, a dispetto di quanto detto dal ginecologo. Dopodiché c’è un nuovo aborto, sebbene gli investigatori non possano documentare come e quanto è avvenuto.

Una vicenda d’infazia negata, violenza alla quale ha messo fine, il 4 febbraio scorso, la magistratura con gli arresti avvenuti per un’altra motivazione, legati al contestato dello spaccio di droga nella zona di Campo Boario, dove i carabinieri erano arrivati seguendo le tracce di numerosi assuntori del capoluogo e dei dintorni.Con l’ordinanza cautelare firmata dal giudice del tribunale di Latina, Mara Mattioli, su richiesta del sostituto procuratore Giuseppe Miliano le manette sono scattate per Ferdinando Di Silvio e Laura De Rosa ( il riesame annulla l’ordinanza per un capo di imputazione e per l’altro riforma, la donna ottiene dallo scorso 21 febbraio, gli obblighi di dimora) entrambi accusati di violenza sessuale aggravata ai danni di una minore.

Stessa accusa che viene contestata ai genitori della ragazzina, che però non sono stati arrestati.La giovane mamma, che oggi ha 16 anni, vive in una località protetta con la figlia e continua ad essere seguita costantemente dai servizi sociali del Comune di Latina con un educatore.

Nel frattempo ha ricominciato a studiare e ha ultimato le scuole medie.Il tribunale dei Minori di Roma ha nominato un tutore legale per monitorare in maniera costante la sua vita.La storia della minorenne è anche diventata oggetto, nei giorni scorsi, di un’interrogazione parlamentare presentata dalla deputata del M5S Stefania Ascari ai ministri della Giustizia, dell’Interno, delle Pari opportunità e della famiglia.

I coniugi Laura “Puccia” De Rosa e Ferdinando “Gianni” Di Silvio

 

 

https://www.latinaoggi.eu/news/home/306669/sposa-bambina-inchiesta-bis-sul-parto-indotto-nellospedale-campano.html

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