L’uso di metodi spesso prevaricatori, manifestazioni unilaterali a tratti violente e slogan irripetibili sembrano aver sostituito il sano confronto di idee.Questo fenomeno è emblematico del declino della libertà d’opinione nelle istituzioni educative, che dovrebbero essere fucine di pensiero critico e dialogo costruttivo.
Il prossimo 17 novembre, l’Unione degli Studenti ha programmato una manifestazione nazionale per affermare che “i diritti non si meritano” e per sostenere le istanze a favore del popolo palestinese.Al di là della solidarietà, la mobilitazione è rivolta anche contro le scelte del governo Meloni.
Come sostenitore di idee liberali, ritengo che il confronto aperto e rispettoso sia il fondamento di una società democratica.Tuttavia, è cruciale che tale confronto non diventi una forma di prevaricazione, impedendo ad altre voci di farsi sentire.
La manifestazione del 17 novembre, sebbene possa avere nobili scopi, rischia di trasformarsi in un’occasione per sopprimere le opinioni divergenti.Liberi dibattiti e rispetto reciproco dovrebbero essere gli obiettivi primari di ogni manifestazione studentesca.
Invito quindi gli attivisti a considerare l’importanza di garantire uno spazio inclusivo, dove ogni studente possa esprimere le proprie idee senza paura di rappresaglie o discriminazioni.La democrazia si nutre della diversità di pensiero, e solo attraverso il rispetto di questa diversità possiamo costruire una società davvero libera e aperta. È il momento di riflettere su come possiamo coltivare un ambiente educativo che favorisca il confronto di idee anziché soffocarlo.