Scarichi abusivi nel fiume Sarno, sequestrate due aziende a Poggiomarino e Torre Annunziata

Non avrebbero avuto il regolare titolo autorizzativo allo scarico di reflui industriali in pubblica fognatura e alle emissioni in atmosfera: per questo motivo i carabinieri del Noe di Napoli hanno proceduto al sequestro di due aziende nel Napoletano, una società conserviera e un cantiere nautico. Stando al provvedimento emesso dal gip del tribunale, su richiesta della locale Procura, i legali rappresentanti sono ritenuti responsabili dei reati di superamento dei valori soglia dello scarico industriale nei corpi idrici superficiali, scarico abusivo dei reflui industriali ed emissioni in atmosfera senza autorizzazione.

Le indagini

Le indagini, durante le quali i carabinieri si sono avvalsi della collaborazione tecnica dell’Arpac, hanno permesso di accertare che le attività dell’azienda di produzione di conserve ”Felice Conserve” di Poggiomarino e del cantiere nautico ”Porto Salvo” di Torre Annunziata si svolgevano in violazione del titolo autorizzativo allo scarico di reflui industriali in pubblica fognatura e alle emissioni in atmosfera. In particolare, per l’azienda conserviera i sopralluoghi svolti tra maggio e agosto ”hanno consentito – spiegano dalla Procura – di accertare il superamento dei limiti relativi ai parametri degli scarichi industriali confluenti nel fiume Sarno, per quanto attiene all’azoto nitroso, al Cod, all’escherichia coli e all’alluminio”. Per il cantiere nautico invece sarebbe stato ”accertato – spiegano ancora gli inquirenti – che le lavorazioni avvenivano in assenza di autorizzazione alle emissioni in atmosfera, nonché in assenza di autorizzazione allo scarico delle acque di dilavamento dei piazzali, contaminate dalle sostanze inquinanti (morchie di verniciatura, olii industriali e scarti dell’attività di abrasione delle chiglie) che si immettevano direttamente nella rete fognaria senza il preventivo trattamento di depurazione”. Il sequestro preventivo si sarebbe reso necessario al fine di evitare la compromissione ulteriore dell’ambiente circostante e in particolare del Sarno, in quanto i reflui industriali – soprattutto dell’industria conserviera – recapitavano direttamente nel fiume.

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