Sarebbero almeno tredici le vittime dell’incidente che si è verificato alle 12.30 circa sul Lago Maggiore. La funivia che collega Stresa con il Mottarone è precipitata a trecento metri dall’arrivo in vetta. Nella cabina, secondo le prime informazioni, c’erano 15 persone.
Sul posto, una zona boscosa molto impervia, sono presenti squadre dei vigili del fuoco e del soccorso alpino. L’ultimo bilancio registra tredici morti tra i quali un bimbo di due anni. Sarebbero stati soccorsi due bambini di 5 e 9 anni ancora in vita portati in codice rosso, con le eliambulanze, al nosocomio ospedaliero Regina Margherita di Torino. Il più piccolo ha riportato trauma cranico, toraco-addominale e fratture agli arti inferiori. Secondo quanto si è appreso è cosciente. Il secondo bambino ferito, di 9 anni, rianimato più volte è morto poco dopo l’arrivo in ospedale.

Da quanto si apprende, a cedere sarebbe stata la fune dell’impianto, ceduta a 100 metri dall’ultimo pilone, prima della stazione di arrivo, in uno dei punti più alti del tratto che partendo dal lago Maggiore arriva in 20 minuti a quota 1.491 metri.
Inaugurata nel 1970 è stata sottoposta negli anni a vari interventi di ristrutturazione. Nel 2014 è stata sottoposta a lavori di manutenzione ed era stata riaperta nel 2016. Un’altra lunga chiusura si era verificata alla fine degli anni ’90. Nel luglio 2001 si era bloccata, in quel caso nel primo tratto dopo la partenza da Stresa ed stato necessario l’intervento dei soccorritori per portare in salvo una quarantina di turisti.
Era tornata operativa dal 24 aprile dopo la chiusura dovuta alle restrizioni imposte dal Covid.
La sciagura riporta alla mente, in modo vivido, la sciagura che colpì il 15 Agosto 1960 la Campania. A Castellammare di Stabia la funivia che collega la città in otto minuti al Monte Faito alla quota di 1100 metri, precipita. La teleferica diventa la bara per quattro persone, un commerciante stabiese e il figlio, il conduttore della “panarella” originario di Cercola ed un pensionato di Napoli.