Covid, primo vaccino campano al professore Franco Faella

I tir della speranza sono in viaggio verso ogni angolo del vecchio Continente. Sono partite da Puurs in Belgio, comune fino a oggi conosciuto per la birra Duvel, le prime dosi del vaccino anti Covid 19, prodotte dall’azienda farmaceutica Pfizer. Subito dopo Natale inizierà la somministrazione all’Ospedale – Lazzaro Spallanzani – di Roma, da sempre in prima fila nella ricerca per combattere il virus, che ora spaventa per la mutazione trovata anche in Italia. Mutazione con un indice di contagio elevatissimo ma meno letale. I camion carichi di fiale, preziose più di qualsiasi diamante al mondo, entreranno nel Bel Paese la notte di Natale, protetti dai servizi segreti e scortati dall’esercito, fino ad arrivare al nosocomio capitolino il 26 dicembre, giorno di Santo Stefano, da qui la ripartizione in un solo giorno verso ciascuna Regione Italiana, gli aerei dall’aeroporto militare di Pratica di Mare raggiungeranno le destinazioni più lontane, agli autocarri tattici dell’esercito il compito di raggiungere quelle più vicine. Le prime iniezioni il 27 dicembre, saranno somministrate a medici e infermieri, simboli di un anno tra i più buoi della storia: Franco Faella 74 anni, infettivologo in pensione di Castellammare di Stabia, primario emerito dell’Ospedale “Cotugno”, richiamato in servizio in seguito all’emergenza coronavirus, che affrontò l’epidemia di colera di Italia del 1973, la scienziata Maria Rosaria Capobianchi  direttrice del laboratorio di Virologia presso l’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive “Lazzaro Spallanzani” di Roma, Massimo Galli Direttore e Responsabile malattie infettive ospedale ” Luigi Sacco” di Milano, Raffaele Bruno Professore Associato di Malattie Infettive presso la U.O. di Malattie Infettive e Tropicali di Pavia, Gloria Capriata 48 anni coordinatrice infermieristica del reparto di Rianimazione dell’Ospedale Policlinico San Martino di Genova, Massimo Geraci, primario del pronto soccorso dell’ospedale Civico di Palermo.

Si spera in un approccio culturale positivo, senza timori, verso la vaccinazione . Il Commissario Domenico Arcuri, al Fatto Quotidiano spiega: Preoccupa – ammette il virologo – la quota di scettici, che sta emergendo, e che è piuttosto elevata. Proprio a loro voglio dire di superare il dubbio: i rischi sono piccolissimi, anzi irrisori, come per qualsiasi vaccino. Ma i benefici saranno immensi. Non sono invece preoccupato per la mutazione ‘inglese’: non è un missile che cambia le cose, e anzi le evidenze attuali ci fanno ritenere che i vaccini saranno efficaci anche contro questa mutazione”.

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