Pimonte, Sara Aiello: la famiglia si oppone all’archiviazione del caso

La morte di Sara Aiello non ha mai convinto familiari e amici della donna. Una vicenda triste e dolorosa, a tratti la sceneggiatura di film horror, che dopo quattro anni rischia di essere archiviata. I Pm della Procura di Torre Annunziata che seguono il caso hanno deciso che non ci sono elementi tali da permettere la riesumazione della salma per un’autopsia. La donna 36 anni, mamma di due bambini, muore la notte del 3 giugno 2015. Il decesso fu attribuito a cause naturali. Un’agonia atroce iniziata alle 3.30 – 3.45 nella camera da letto delle figlie, nell’abitazione di Pompei dove la donna si è trasferita da Pimonte, ripresa dal marito M.M. con il cellulare. Il video, consegnato ai carabinieri dallo stesso coniuge, fa emergere un altro particolare rilevante. Come verbalizzato dai militari, il marito avrebbe iniziato a riprendere la moglie, alle 04.14, quasi mezzo’ora dopo l’inizio del malessere. La filma per 8 minuti, 480 secondi, durante i quali la 36enne, fa fatica a respirare, rantola e poi muore, senza mai essere soccorsa. Denunciato per omissione di soccorso dai familiari di Sara, M.M. ha dichiarato che su consiglio del neurologo ha ripreso l’agonia della moglie; Questo agghiacciante dettaglio indigna la famiglia di Sara e tutta la comunità di Pimonte, che da quattro anni chiedono chiarimenti sulle troppe incongruenze che accompagno il decesso. Assistiti dal legale Michele Di Somma, la famiglia Aiello si è rivolta alla trasmissione “Chi l’ha visto”, condotta da Federica Sciarelli, il mercoledì in prima serata su Rai Tre, per chiedere la riesumazione della salma, consentire un’ autopsia e fugare ogni dubbio legato a questa terribile vicenda, ad oggi ne il primo e ne il secondo Magistrato, che sta seguendo l’iter giudiziario, hanno disposto accertamenti. I consulenti ipotizzano che l’arresto cardiocircolatorio sia stato causato da un avvelenamento da cianuro di potassio, oppure se accertato per altre cause tra le quali la sindrome di brugata ovvero una patologia genetica cardiaca. “Non vogliamo un colpevole a ogni costo – dice la famiglia – vogliamo solo sapere la verità”. Una verità che darebbe fastidio a qualcuno molto vicino al “regista della morte” che a prescindere da ogni perchè, cause, alla domanda che tutti gli italiani si fanno ” Perchè il marito non ha chiamato i soccorsi?” Risponde con insulti, accuse, verso la famiglia Aiello, degne di un essere cinico e viscido, dimenticando che soccorrere una persona è un dovere umano e morale, un dovere del cittadino (penalmente punito: articolo 593 del Codice Penale, omissione di soccorso), ma che evidentemente qualcuno ha ignorato e qualcuno difende chi ha ignorato. La famiglia di Sara non si arrende si è attivata per presentare opposizione alla richiesta di archiviazione.

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