La morte di Nunzio Iervolino al Campus Universitario di Fisciano ha lasciato nella comunità accademica un profondo dolore e un senso di impotenza.Un gesto estremo da parte del giovane di 26 anni, residente a Poggiomarino, che riporta la memoria a pochi anni fa, quando lo stesso parcheggio multipiano dell’Unisa divenne tristemente noto per essere stato lo scenario di altri due suicidi.Nel 2017, uno studente compì un gesto simile e, tre anni dopo, una ragazza si tolse la vita con modalità analoghe.La tragedia di Nunzio potrebbe essere legata al percorso di studi intrapreso dal 26enne, che frequentava la facoltà di Economia e Management, ma la sua iscrizione sarebbe decaduta nel 2023 poiché, da due anni, non aveva sostenuto esami.Un dramma personale vissuto in silenzio, fino a sfociare nella morte nel medesimo luogo dove pensava di costruire i fondamenti per il suo futuro lavorativo.L’ultimo messaggio, inviato dal cellulare, indirizzato al fratello: una sola parola, “Scusami”.
Non un grido disperato d’aiuto, ma il triste epilogo di una giovane vita che, poco dopo, si è spenta per sempre.Perché?

Perchè nessuno ci guarda e ci chiede “come stai?” C’è troppa indifferenza?.Quando si soffre, si diventa diversi, un problema da allontanare.Chi dovrebbe insegnare ai giovani a guardare veramente negli occhi gli altri e a comprendere come si sentono?
Chi dovrebbe insegnare a conoscersi, invece di nascondersi dietro emozioni virtuali e facciate di moralismo?