
Dopo 80 anni, sono stati individuati i resti del sommergibile italiano Jantina, il luogo dove si spera riposano le spoglie mortali dello stabiese Alfonso Muollo, uno dei marinai morti a seguito dell’affondamento del natante nel luglio del 1941, nel Mar Egeo a largo dell’isola di Mykonos, durante la Seconda Guerra Mondiale: sei i membri dell’equipaggio che riescono a trarsi in salvo, raggiungendo a nuoto l’isola per gli altri 38 militari il sommergibile diventa una tomba comune. In famiglia se ne è sempre parlato di quel figlio della patria caduto in guerra e mai tornato a casa. Nato a Castellammare di Stabia, primogenito dei sette figli di Eduardo e Carmela Cannavale, il padre, prima di approdare come cuoco in un campo della Guardia di Finanza, lavava il grano; la madre invece era una modellista. Alfonso trascorre l’infanzia in città, nella casa ubicata nel palazzo dei “telai” in via Virgilio. Compiuto il diciottesimo anno di età, nel pieno periodo bellico della Seconda Guerra Mondiale, il postino recapita al giovane una cartolina: era la chiamata alle armi. Fu Mario ad accompagnarlo alla stazione, a seguire con gli occhi colmi di lacrime, quel treno che si allontanava con a bordo suo fratello. Alfonso, arruolato nella Regia Marina, racconta attraverso le lettere con un linguaggio forbito e ricco d’emozioni, la sua esperienza di soldato. Un legame epistolare che ha con Rosa, l’unica sorella. Quei racconti che non arriveranno più. All’epoca la dittatura fascista di Benito Mussolini proibiva la radio. Ascoltare era vietato, tutti però clandestinamente lo facevano perché la gente voleva sapere cosa stesse succedendo, a quei figli, fratelli, mariti, partiti per il fronte. Anche la famiglia Muollo temeva per il proprio caro e andava a casa dei vicini – i Martinello – per informarsi. Nell’estate del 1941, durante uno degli ascolti proibiti, la mamma del marinaio apprende dalla radio che il sottomarino Jantina é stato affondato dal fuoco nemico inglese, il sommergibile HMS Torbay. Un urlo lacerante rimbomba nell’abitazione, il pensiero va ad Alfonso e a un altro giovane, purtroppo mai più tornati. Il cuore di mamma Carmela e di tutta la famiglia, ha atteso le spoglie del figlio scomparso fino al giorno della sua morte. Solo recentemente, grazie alle ricerche compiute dal greco Kostas Thoctarides, istruttore subacqueo del “Planet Blue Diving Center”, il relitto dello Jantina è stato individuato a largo di Mykonos, a una profondità di 103 metri, adagiato con il lato
sinistro sul fondale sabbioso. Le speranze di poter recuperare i resti mortali del marinaio stabiese e riportarlo a casa così come meriterebbe, sono fatue. Sia di conforto, ai nipoti, a l’unico fratello ancora in vita e ai parenti, sapere che Alfonso è morto per la patria. Una storia che continua ancora oggi nelle persone e nei ricordi degli esuli, comune a tanti ragazzi inviati al fronte, che racconta parola dopo parola, la vita di un giovane e il dramma eterno di una madre sopravvissuta alla morte del figlio, che ha pianto per anni senza averne le spoglie.
Natasha Macri
Ringrazio: in particolare la signora Rosa per la pazienza e il tempo che mi ha dedicato nel fornirmi le informazioni