Procuravano, lucrandoci lautamente, la documentazione falsa per conformarsi alla normativa sui flussi migratori per il regolare ingresso in Italia. È questa l’accusa rivolta a 45 persone indagate, a vario titolo, per i reati di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina pluriaggravato, estorsione aggravata dal metodo mafioso, falso ideologico e truffa.Tra gli arresati ci sono tre avvocati, un poliziotto, titolari di Caf (Centri di assistenza fiscale), mediatori stranieri, datori di lavoro ed esponenti della camorra, tra le persone destinatarie delle misure cautelari, personali e reali emesse dal Giudice delle indagini preliminari presso il tribunale del capoluogo campano ed eseguite oggi dai poliziotti della questura di Napoli.Gli investigatori hanno eseguito anche un decreto di sequestro preventivo di beni e rapporti assicurativi per un valore complessivo di circa due milioni di euro.Attraverso le indagini i poliziotti hanno scoperto, nei comuni di San Giuseppe Vesuviano e Ottaviano dell’area metropolitana napoletana, l’esistenza di tre distinte associazioni per delinquere, i cui appartenenti si occupavano di regolarizzare la posizione sul territorio nazionale di migliaia di cittadini del Bangladesh.
Tramite l’analisi della documentazione acquisita negli uffici competenti, gli agenti hanno ricostruito che i promotori di queste organizzazioni criminali, in accordo con datori di lavoro compiacenti e mediatori stranieri, istruivano e inoltravano fittizie richieste di assunzione di aspiranti lavoratori extracomunitari.La documentazione finta riguardava una disponibilità all’assunzione di imprenditori, in realtà inesistente, e l’idoneità degli alloggi in cui i lavoratori avrebbero dovuto essere ospitati, asseverando, in qualità di professionisti qualificati, la conformità alla legge di istanze corredate da documentazione in realtà truffaldina.Gli stranieri, per assicurarsi il buon esito della propria istanza di assunzione, erano disposti a corrispondere somme di denaro che raggiungevano i 9mila euro, generando in tal modo un giro d’affari di svariati milioni di euro.Questi profitti hanno attirato l’attenzione del clan Fabbrocino, i cui esponenti sono entrati nel giro d’affari illecito in una duplice forma, con la tipica attività estorsiva nei confronti dei professionisti del settore e nella partecipazione diretta alla gestione delle pratiche. “Ci troviamo davanti a un’organizzazione criminale che in modo sistematico stava approfittando di un’opportunità, non dico ci fosse una falla normativa ma delle facilitazioni“, ha detto il procuratore di Napoli, Nicola Gratteri, illustrando l’indagine della Polizia di Stato e della Dda.

In carcere sono finiti: l’avvocato Vincenzo Sangiovanni,(classe 1983), l’avvocato Aniello Annunziata, (classe 1986), l’avvocato Gaetano Cola, (classe 1988), Roberto Lombardo, Autilia Miranda, Gennaro Maturo, (classe 1971), Mario Casillo, Gennaro Esposito, Santolo Di Genua, Mohammad Towhid ‘Kamal’, Nicola Mariano Boccia.
Arreari domiciliari concessi a: la vigilessa Melanie Seeber,in servizio presso la polizia municipale di Bolzano, (classe 1986), Rosita Catapano, Giuseppe Menzione, Ripon Abudr Razzak, Saiful Md, Fabrizione Cerrone, Guglielmo Acciarino, Giustino Grimaldi, Massimo Centomani, Mario Nippoli, 41 anni, poliziotto in servizio a Poggioreale, Nunzio Sangiovanni, Ashaduz Zaman, Fazlul Karim, Vittorio Malfettone, Maria Polisi, Marco Mohammed, Rasel Ali Mir, Domenico La Manna, Rafique Sheikh, Giuseppe Sohave Mohammed, Guido Albano.