Simbolo politico della guerra fredda tra Stati Uniti e U.R.S.S. è stato costruito per “dispetto”, l’anti – destra in cemento per impedire la libera circolazione del popolo tra il territorio della Germania Est e Berlino Ovest (Repubblica Federale di Germania). Il muro della cattiveria, della vergogna, innalzato per volontà del dittatore sovietico Nikita Kruscev come linea di confine europea tra le zone controllate da Francia, Regno Unito e U.S.A. e quella sovietica – Kruscev contro John Kennedy, l’allora presidente americano -. Un progetto fino a quel momento pensato ma mai messo in pratica. Fiducioso, da poco inquilino della Casa Bianca, Kennedy nel 1961 incontra il primo ministro sovietico a Vienna. Un summit durato 11 ore – la pace e la guerra nella mani dei due potenti. Il disarmo atomico e i problemi di Berlino ovest restano però parole. Kruscev, infastidito dalla presenza di quel giovane troppo educato, troppo sicuro, non consegnò Berlino ai tedeschi dell’Est. Il muro inizia a prendere forma . Fu sufficiente una sola notte per dividere la città, e così, la mattina del 13 agosto 1961 i berlinesi si svegliarono con centinaia
di strade sbarrate e molte linee del trasporto pubblico interrotte. All’inizio fu solo una recinzione di filo spinato, ma nell’arco di pochi mesi il progetto si concretizzò in una vera cortina di cemento. Per demotivare la fuga verso la Germania Ovest era stata creata la cosiddetta “striscia della morte”, rafforzata con un fossato anticarro, 302 torri di guardia con cecchini armati, 20 bunker e una strada illuminata per il pattugliamento, lunga 177 km. Per 28 anni, dal 1961 fino al 9 novembre 1989, un muro di cemento armato divide, famiglie, affetti, amori. Un sistema divisorio che accerchiava solo Berlino Ovest, facendone di fatto un’enclave della Germania Est. La prima tappa della riunificazione andò in scena nell’agosto 1989, quando l’Ungheria eliminò le restrizioni alla frontiera con l’Austria, creando così la prima “breccia” nella cortina di ferro. Dalla metà di settembre dello stesso anno, migliaia di tedeschi orientali tentarono quindi di raggiungere l’Ovest attraverso l’Ungheria, ma vennero respinti. Di lì in poi fu un crescendo di dimostrazioni e proteste che costrinse il governo della Germania Est, nella persona di Egon Krenz, ad allentare i controlli di frontiera. Tali disposizioni sarebbero dovute entrare in vigore a partire dal 10 novembre 1989, ma ci fu un clamoroso malinteso: il portavoce del governo di Berlino Est, Gunter Schabowski, evidentemente malinformato, annuncia nel corso di una conferenza stampa che a tutti i berlinesi sarebbe stato permesso di attraversare il confine “immediatamente”. La popolazione incredula per quanto sentito, si precipita, inondando le zone intorno al muro e chiedendo di entrare a Berlino Ovest. Le guardie di confine, sorprese, iniziarono a tempestare di telefonate i loro superiori, ma era ormai chiaro che, laddove non vi era stato adempimento spontaneo all’annuncio pervenuto via etere, non era più possibile rimandare indietro tale enorme folla, vista la mancanza di equipaggiamenti atti a sedare un movimento di tali proporzioni. Furono allora costretti ad aprire i posti di blocco. La popolazione entra in città- cupa, grigia, urbanisticamente degradata. Nell’arco delle settimane successive, migliaia di berlinesi demolirono quel muro che li aveva tenuti in ostaggio per quasi trent’anni, abbattendo di fatto l’ultimo simbolo della Guerra Fredda e anticipando di un anno la riunificazione della Germania (suggellata il 3 ottobre 1990). Una divisione culturale, sociale, economica, finalmente lascia il posto alla LIBERTA’.

di N.M.