Giunge alle battute finali il processo denominato “Golden Gol” partito da un filone di indagini che vede implicati elementi del clan D’Alessandro e quello dei Di Martino- Afeltra. Il primo da anni predomina la scena di Castellammare di Stabia e dintorni, il secondo quello di Gragnano e paesi dei Monti lattari. Le indagini condotte dai Carabinieri del nucleo operativo di Torre Annunziata ai comandi del Maggiore Alessandro Amedei, coordinate dai Magistrati Pierpaolo Filippelli e Claudio Siragusa della Direzione Distrettuale Antimafia, hanno fatto emergere un giro di usura e spaccio di cocaina e cannabis con un giro di affari vertiginoso. A capo di tutto c’era Paolo Carolei e Leonardo Di Martino. Paoluccio aveva scalato la gerarchia all’interno del clan dei D’Alessandro, creando un clan parallelo che faceva capo a Enzo D’Alessandro,per gestire agenzie di scommesse, gestite da persone che facevano da prestanome. Attraverso le agenzie e i corner venivano riciclati i soldi dell’usura e della vendita di cannabis, le cui piantagione erano sotto il controllo del Di Martino nel territorio di Gragnano. I due clan con tutto il denaro sporco sono arrivati a truccare tanto le elezioni amministrative di Gragnano del 2005 (sulle quali si procede in un altro filone processuale) quanto alcune partite di calcio. E’ da ricordare il brutto evento del marzo del 2009, quando i giocatori della Juve Stabia furono picchiati e lasciati in mutande da un gruppo di tifosi al ritorno di una partita persa a Pistoia. Per gli investigatori il manager Roberto Amodio fece da sponda al clan D’Alessandro per favorire gli interessi economici della cosca stabiese nel giro delle scommesse sportive.Nel mirino delle indagini finirono i punti scommesse Intralot e corner di Castellammare di Stabia a Piazza Giovanni XXIII gestita da Anna Grieco e quello di Piazza Spartaco gestito da Aniello Napodano. Ma i malavitosi avevano messo radici anche a Sorrento dove corner, gestivano siti internet non autorizzati per raccogliere scommesse clandestine. Un giro d’affari sottovalutato dalla sentenza di primo grado emessa nel marzo 2012, ma rivalutato e punito in Appello appena un anno fa, prima dell’epilogo di ieri sera.Dunque, in attesa del ricalcolo della pena per il boss Leonardo Di Martino (20 anni in Appello), suo figlio Michele (5 anni e 4 mesi), sua moglie Annamaria Molinari (7 anni e 4 mesi) e per Vincenzo Cascone (10 anni e 8 mesi, )le pene diventano definitive per tutti gli altri imputati: Lazzaro Cannavale (4 anni e 9 mesi), Vincenzo Cannavale (2 anni e 8 mesi), Paolo Carolei (14 anni), Gennaro Cascone (5 anni), Paolo Avallone (5 anni), Egidio Di Maio (2 anni e 8 mesi), Guglielmo Bonifacio (7 anni e 10 mesi), Aniello Napodano (4 anni e 8 mesi), Francesco Cascone (10 anni) e Maria Teresa Iaccarino (3 anni e 10 mesi). E’ attesa per l’11 Luglio la sentenza per le persone ritenute i prestanome del clan, Anna Grieco, Aniello Napodano, Alberto Scannapieso e Luigi Petriccione.