Saranno forse le migliaia di ore dedicate dalla televisione alla cucina, sarà perchè come dice una ricerca condotta dall’ISFOL il 50% dei diplomati trova subito un lavoro, sarà perchè la cucina è una forma d’Arte e in fatto di Arte noi italiani non siamo secondi a nessuno, sarà perchè è la moda del momento, intanto però il trend è lo stesso, gli studenti vogliono iscriversi negli alberghieri! Lo racconta nell’articolo che segue Emanuela Micucci.
Tutti pazzi per ristorazione e hotel. E gli esiti occupazionali premiano la scelta. Sono 48.867 gli studenti iscritti al primo anno dell’istituto alberghiero per il 2014/15 secondo i primi dati sulle iscrizioni pubblicati dal Miur (www.iscrizioni.it). Un indirizzo che fa gola tra i 530.911 alunni che a settembre affronteranno la prima superiore, nonostante gli istituti professionali raccolgano solo il 19,1% degli iscritti, con un calo di 0,8 punti percentuali rispetto allo scorso anno, quando però era stato più netto: -2%. Con il 9,2% del totale nazionale delle iscrizioni, quindi, l’alberghiero conserva il primato tra i professionali e si posiziona al secondo posto tra gli indirizzi più scelti d’Italia.
In testa si conferma il liceo scientifico con oltre 121mila richieste e il 22,9% delle preferenze totali. Mentre il linguistico cresce dello 0,6% arrivando a 47.161 iscrizioni. Continua l’incremento dei licei, +1,2%, contro un calo dei tecnici (-0,4%) e dei professionali (-0,8%). Se nel Lazio è boom di liceali con il 61,57% dei ragazzi, il picco dei tecnici è in Veneto con il 37,9%. Mentre i professionali superano il 20% di iscritti in Basilicata (21,7%), Emilia Romagna (21,6%), Puglia e Campania (21,5%), Marche (21,3%), Sicilia (20,9%). «I ragazzi scelgono le materie scientifiche,perché garantiscono maggiori opportunità per loro futuro – sottolinea Gabriele Toccafondi, sottosegretario all’istruzione -. Dobbiamo implementare le attività laboratoriali investendo in una reale contaminazione tra scuola e mondo delle imprese con orientamento, alternanza, apprendistato, accompagnamento al lavoro».
Del resto, l’apprendistato è la forma contrattuale più diffusa tra i lavoratori dipendenti qualificati nei percorsi dell’istruzione e formazione professionale (IeFP): quasi il 35% dei maschi e oltre il 39% delle donne sono apprendisti. Lo rivela, in questi giorni, la seconda indagine Isfol sugli esiti occupazioni e formativi dell’IeFP (www.isfol.it). Compresi dal Miur tra i professionali nei dati sulle iscrizioni, questi percorsi in modalità integrativa e complementare si confermano un buon canale di accesso al mercato del lavoro per i giovani 18-24enni: la metà dei 5.000 ragazzi del campione, infatti, risulta occupato a 3 anni dalla qualifica, sebbene la percentuale fosse del 59% tre anni fa.
A tenere meglio sono stati i ragazzi usciti dai percorsi delle agenzie formative rispetto a quelli delle scuole: 55% di occupati contro il 38%. E tra le migliori prospettive occupazionali ci sono proprio i corsi in turismo e ristorazione con il 55% di occupati, secondi dopo l’area meccanica e agroalimentare (57%). Se AlmaDiploma ricorda che il 44% dei diplomati si iscriverebbe a un diverso indirizzo delle superiori, l’Isfol mostra che circa l’83% rifarebbe la scelta di iscriversi ai percorsi IeFP e che, in una scala da 1 a 10, il voto medio che danno all’esperienza formativa svolta è di 8,4. Un volta assunti, poi, il 78% di loro è molto soddisfatto del proprio lavoro, che il 60% dichiara essere coerente con il corso di qualifica professionale.
Subito dopo la qualifica, un giovane su 3 continua a formarsi, soprattutto nei IV anni di IFP e, con percentuali più contenute, nella scuola superiore. I motivi sono per lo più occupazionali, legati alla convinzione di poter trovare un lavoro migliore con un altro diploma (31%), anche se risulta ampia la quota di chi fornisce ragioni più motivazionali, legate alla ritrovata voglia di studiare.