PERSONAGGI ILLUSTRI STABIESI : GIUSEPPE BONITO

Giuseppe Bonito  nacque a Castellammare il  1 novembre 1707 da Saverio Domenico e Anastasia Grosso, terzogenito di ben dodici figliuoli. Morì a  Napoli, il 19 maggio1789.

Bonito si forma artisticamente nell’ambito del Solimena e, anche grazie a una grande versatilità, riveste nell’arco della sua vita diversi incarichi ufficiali.

Dal 1751 è pittore di camera del re di Napoli e consulente per le attività di alcune manifatture reali, accademico di San Luca dal 1752 e dal 1755 direttore dell’Accademia del Disegno.

Nella prima fase della sua attività, caratterizzata da un grande virtuosismo cromatico e da un abile luminismo tipicamente rococò, mediato soprattutto dai modelli neobarocchi di Francesco Solimena, raggiunge risultati notevoli come testimoniato dalle tele per San Domenico a Barletta e dalle opere per la Sacrestia del Monte di Pietà a Napoli.

Alla fine degli anni trenta si dedica soprattutto all’esecuzione di tele con episodi di vita popolare e di scene di interni come il Maestro di scuola, la Maestra di cucito e lo Studio del pittore, che lo rendono molto popolare.

Le qualità maggiori risultano in una lunga serie di ritratti ‘ufficiali’ di grande eleganza formale non disgiunta da una piacevolezza pittorica, tipica della tradizione napoletana. Notevoli i personaggi della famiglia reale (Palazzo Reale di Madrid, Palazzo Reale a Del Prado, Palazzo Reale di Caserta, Museo di San Martino) o della nobiltà napoletana (spesso arricchiti anche di sottili riferimenti allegorici: tele della raccolta Lignola), ai quali il Bonito risulta impegnato già dal 1749.

La produzione ritrattistica di Giuseppe Bonito raggiunge un’altissima qualità, come è evidente dal suo Autoritratto agli Uffizi.  Rappresentative della tradizione napoletana sono le tele per San Giovanni e Teresa all’Arco Mirelli del 1757, le Storie di Don Chisciotte tradotte in arazzo del 1758-1760 e 1767-1773 e le due allegorie Verità e Innocenza del Palazzo Reale di Caserta del 1762 e del 1766 che con altre otto sono tradotte in arazzi rappresentanti le Virtù coniugali.La sua tecnica pittorica, tipicamente napoletana, caratterizzata molto spesso dall’uso di una preparazione rossiccia, confluisce nell’opera di Goya, come è evidente, per esempio, dall’ osservazione della Famiglia dell’infante don Luis di Borbone. 

Nel Duomo di Castellammare di Stabia, nella Cappella del Battistero, si ammira il suo dipinto Gesù che dà le chiavi a San Pietro.

A Giuseppe Bonito fu eretto un busto nella Villa Comunale di Castellammare di Stabia, opera di Antonio Mennella, su iniziativa della locale Azienda di Cura Soggiorno e Turismo il 25 settembre del 1960. Castellammare di Stabia gli ha, inoltre, dedicato una strada e una Scuola media.

fonte: Nicola Spinosa, Civiltà del ’700 a Napoli, 1734-1799, Catalogo di Mostra, Napoli dicembre 1979 – ottobre 1980, Centro Di, Firenze, 1980

 

 

 

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