Castellammare di Stabia. L’inversione di rotta, la svolta, il cambio di marcia. Marzo il mese decisivo per le sorti della Juve Stabia, ancora ultima in classifica. Sorride amaro il presidente Manniello: «È incredibile quello che sta accadendo quest’anno. A Lanciano abbiamo dominato, non abbiamo commesso un solo errore, poi dal cilindro è uscita la perla di Mammarella, e noi siamo ancora qui a gestire la rabbia e la delusione». Il cambio in panchina, con il ritorno di Piero Braglia, ha fatto scattare la molla, come aveva chiesto il patron alla vigilia della partita con il Cittadella. «Sì, ho visto nella squadra quella determinazione nell’approccio alla partita che avrei voluto anche nei momenti topici, come contro Reggina e Cittadella. Abbiamo fatto noi la gara, ma allo stesso tempo abbiamo sofferto pochissimo contro una compagine che sta disputando un grandissimo torneo. Dopo Lanciano ci credo ancora di più». Un Braglia diverso quello tornato a Castellammare dopo due messi e mezzi di “esilio” per l’esonero di novembre, un Braglia che piace a Manniello: «È questo il tecnico che conosciamo. Deciso, arrabbiato al punto giusto, sono convinto che saprà dare la carica in più alla squadra in questo mese in cui ci giochiamo praticamente una stagione». In arrivo Palermo e Ternana. «Il Menti deve essere la nostra arma in più. Inutile anche solo pensarla diversamente. Abbiamo vinto una sola partita in casa quest’anno, non era mai successo, neppure quando siamo retrocessi in Seconda Divisione. È sicuramente un’annata storta, ma senza quel quid in più che il nostro stadio può darci non possiamo sperare di continuare a lottare per la salvezza», sottolinea Manniello. Un’annata con tanti passi falsi, ma anche caratterizzata da tanta sfortuna. Il massimo dirigente volge lo sguardo indietro. «Se in un campionato fortuna e sfortuna finiscono per bilanciarsi, abbiamo un bel po’ di crediti da riscuotere. Al di là di questo, so benissimo che di errori ne sono stati commessi, da tutti, dalla società in primis. Quello peggiore? Secondo me la gestione dei portieri. Sabato scorso, sulla parata di Sepe mi sono letteralmente mangiato le mani. Lo avevamo praticamente chiuso, ma qualcuno decise che dovevamo puntare su Branescu. Poi arrivò Calderoni, quando la frittata era già fatta. Viotti? Gli avessimo dato più fiducia in alcuni momenti…». Sul futuro ancora luci e ombre, un po’ tutti in città vorrebbero capire quello di Manniello e della Juve Stabia, sia in caso di salvezza che di retrocessione: «Non è il momento per parlarne, sono un imprenditore e so bene che, al di là dei tanti fattori da valutare, in tre mesi può accadere tutto e il suo contrario. Per ora il nostro futuro si chiama solo Palermo. Tra un mese avremo le idee un po’ più chiare». (Gaetano D’Onofrio – Il Mattino)
Juve Stabia, il presidente Manniello scende in campo
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